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ARCHIVIO STORICO

4/12/2010 - OPERE SCELTE 1978-2010
Sabato 4 dicembre alle 18 inaugura a Carpi una retrospettiva di Olivo Barbieri


immagine tratta dalla serie site specific_ SHANGAI 04

La mostra, curata da Luca Panaro, presenta per la prima volta l’intera filmografia di Olivo Barbieri, dodici film a partire dalla nota serie site specific_, e cinquantuno immagini selezionate dall’artista stesso. A partire dalla serie Flippers del 1978 si susseguono, senza un ordine cronologico, fotografie che segnano i momenti fondamentali del suo lavoro: la ricerca sui luoghi attraverso la luce artificiale, le immagini delle città orientali e del loro sviluppo frenetico, le fotografie della serie site specific_, fino a quelle scattate nei musei di Capodimonte e degli Uffizi.
I film di Olivo Barbieri sono proiettati su quattro grandi schermi, appositamente progettati e realizzati da Santimone Comunicazione che formano, nella suggestiva loggia rinascimentale di Palazzo dei Pio, quattro grandi coni di luce. L’allestimento, ideato da Olivo Barbieri, interpreta l’architettura rigorosa delle quattro logge creando punti di vista inaspettati.

Dal 4 dicembre al 9 gennaio
Palazzo dei Pio, Loggia di 1° ordine
Piazza Martiri, 68 - Carpi (MO)
Orari di apertura:
venerdì, sabato e festivo: 10-13 e 15-19
martedì e giovedì 10-13 (su richiesta)
chiuso il 25 dicembre e il 1° gennaio



15/12/2010 - FUORI 4
Dal 18 dicembre a Roma una collettiva di autori emergenti organizzata dal 'gruppo 06'



L’evento ha come scopo la presentazione libera di autori scelti fra gli attuali associati al gruppo e gli artisti, provenienti da ‘fuori’ Roma, invitati per l’occasione dalla curatrice Valentina Trisolino. Ogni autore è presente con un’opera, per un totale di diciotto fotografie e due video.
Gli autori esposti in questa edizione sono:
Roberto Arleo, Paola Casali, Agostino Cernilli, Maurizio Cintioli, Giulio Conti, Carlo Gallerati, Alessandro Lanza, Vincenzo Monticelli Cuggiò, Mario Rossi, Michele Cera, Francesca De Rubeis, Marcello Di Donato, Pier Paolo Fassetta, Edoardo Hahn, Wai Kit Lam, Enrica Magnolini, Monticelli & Pagone, Lino Strangis, Savina Tarsitano, Orith Youdovich.

FUORI 4
Inaugurazione sabato 18 dicembre ore 19-22
La mostra rimarrà esposta fino al 31 gennaio con ingresso libero
dal lunedì al venerdì: ore 17-19
sabato, domenica e fuori orario, su appuntamento (tel. 06.44258243)
dal 1° al 6 gennaio chiusura festiva
Galleria Gallerati, Via Apuania 55
Roma



25/11/2010 - LE ORIGINI CONTEMPORANEE DELLA FOTOGRAFIA
Di nuovo in libreria il saggio di Federica Muzzarelli, ormai un classico della Storia della fotografia

A grande richiesta, torna in libreria "Le origini contemporanee della fotografia", l'ormai noto saggio di Federica Muzzarelli giunto alla sua attesa terza ristampa. Per informazioni: X



16/11/2010 - FORSE FOTOGRAFIA
Una personale di Mario Cresci alla Pinacoteca Nazionale di Bologna



La Mostra è il primo episodio di un progetto, ideato da Luigi Ficacci, che comprende due ulteriori edizioni: una a Roma, all’Istituto Nazionale per la Grafica, e la successiva a Matera, al Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna della Basilicata. Ogni mostra presenterà un nucleo di lavori inediti realizzati specificatamente per ogni sede espositiva e una parte retrospettiva comune alle tre edizioni. A Bologna, oggetto di elaborazione dell’Artista e luogo della specifica realizzazione di opere, è la Pinacoteca Nazionale. I dipinti della collezione, la loro discendenza dall’Accademia di Belle Arti, le incongruenze dell’apparato attuale del museo, il rito tradizionale e ogni volta nuovo che il visitatore attiva con la sua contemplazione, sono le varie facce ideali e reali della Pinacoteca che hanno ispirato l’inventiva artistica di Cresci e prodotto la disseminazione dei suoi interventi installativi lungo il percorso espositivo. Curata da Luigi Ficacci in collaborazione con l’Artista, questa prima edizione è stata realizzata dalla Soprintendenza di Bologna, ed è prodotta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Comune di Bologna, dalla Fondazione Carisbo e dall’Associazione degli Amici della Pinacoteca Nazionale “Società di S. Cecilia”.
La mostra si compone di una parte antologica, in cui circa 90 opere fotografiche dimostrano l’eccezionale rilevanza complessiva del suo lavoro. Si inizia con immagini appartenenti alla ricerca sulla forma geometrica. Alterazione del cerchio, Venezia, 1964 e Alterazione del quadrato , Venezia, 1964 - Matera, 1972 testimoniano la prima fase di sperimentazione, conseguente la formazione presso il corso superiore di Disegno Industriale a Venezia. Sono immagini che indagano il potere di alterazione del mezzo fotografico nei confronti della realtà visibile. Emergono alcune fondamentali riflessioni sull’importanza del punto di vista e più in generale sull’ambiguità dei processi visivi relativamente alle esperienze della percezione. Una scelta di opere appartenenti alle serie Ritratti reali, Tricarico, 1967-72 e Interni mossi, Tricarico, 1967 introducono il lavoro fotografico sulla figura, che Cresci affronta dal momento del suo trasferimento in Basilicata. Lo orienta su tematiche dell’umano sociale, estese all’impegno politico e progettuale. L’evoluzione successiva della sua opera dimostra una costante dialettica tra questi due estremi della geometria e dell’umano, culminante in un raccordo superiore, rintracciato nella tradizione dell’Arte. Soprattutto dalla fine degli anni ottanta, Cresci trova nel ricorso all’ideale dell’arte e alla riflessione sulla sua storia, un percorso originale per trattare l’assoluto con la concretezza della materia e L’umiltà del soggettivo. Gli strumenti della didattica artistica e l’esperienza dell’Accademia di Belle Arti, quale luogo dello studio e della riflessione filosofica sul Bello artistico, diventano da quel momento per lui uno dei motivi di ispirazione più fertili.

20 Novembre – 31 Gennaio
Pinacoteca Nazionale
Via delle Belle Arti, 56
BOLOGNA



15/11/2010 - PETRA FERIANCOVA
Per il terzo appuntamento della rassegna 'operaprima' il concept di sperimentazione white.fish.tank presenta Tales and Poems, un’installazione site-specific dell’artista slovacca

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Stralci di testi e lettere personali scorrono su un video, accompagnati da suoni che nulla hanno a che fare con ciò che si vede, fotografie ingrandite a discapito della qualità dell'immagine e tanto altro: questo è il mondo di Petra Feriancova, o almeno ciò che si vede. Eppure c'è sempre qualcosa che accomuna l'incongruente, un tessuto che connette in un modo o nell'altro cose lontanissime tra loro. E se quel qualcosa lo si afferra allora ecco che tutto assume un significato nuovo, anzi forse assume significato ciò che prima non lo aveva affatto. L'accento è posto proprio nel processo di percezione e nell'interpretazione che, quasi mai univoca, ci conduce a ridefinire i contorni dello spazio e del tempo.
Tales and Poems crea un gioco di rimandi. Dal raffronto tra la parola detta, spontanea e per sua natura priva di artifici, e quella scritta, meno “pura” perché inevitabilmente filtrata, emergono forti tensioni e stratificazioni di significato complesse. Due pareti si confrontano in un dialogo al quale siamo invitati a prendere parte. La ripetizione seriale e formale diviene effigie monumentale di un contenuto che si è dissolto, mentre l’involucro, prima contenitore di parole e pensieri, appare ora vuoto e silenzioso.

Petra Feriancova nasce nel 1977 a Bratislava dove tuttora vive e opera. Lavora principalmente con testi, fotografie e installazioni. Nel 2010 vince il premio Oskar Cepan per giovani artisti visivi, organizzato dalla FCS Foundation for a Civil Society.

inaugurazione venerdì 19 novembre ore 18.30
Dal 20 novembre al 24 dicembre
giovedì e venerdì 17-19.30
sabato11-13 e 17-19.30
domenica 5|12|19 dicembre 17-19.30
Ingresso gratuito
white.fish.tank
Via Luigi Albertini 9
AnconaPer informazioni: X



10/10/2010 - THE END OF THE 90s
A Verona una personale di Stefano W. Pasquini



Stefano W. Pasquini prosegue in questa mostra, a cura di Fabio Cavallucci e Patrizia Silingardi, la sua ricerca sul decennio degli anni ‘90.
“Sono finiti gli anni Novanta?”, scrive Fabio Cavallucci, “Quegli anni ricchi di utopie concrete, politiche e artistiche, dai No Global agli Young British Artists? Sono ormai definitivamente superati quegli anni pregni dell'idea di una espansione infinita, di una possibilità di democrazia dal basso, di un comunismo reale grazie al comunismo informatico realizzato dalla rete? Oggi che scopriamo che internet non è poi così aperto, che in molte parti vi regna la censura e il diritto di riproduzione frena la ricerca, che la nostra società sembra andare più verso un totalitarismo gelatinoso anziché verso la libertà dei singoli, allora sì, gli anni Novanta sono proprio finiti. E l'arte non può che sottolineare questo cambiamento.”
La mostra, composta di installazioni, video, fotografie e dipinti, si dispone nei due piani della galleria con una serie di opere nuove degli ultimi tre anni di attività dell’artista. Al piano sotterraneo, aiutati da un’installazione sonora di Alessandro Linzitto, entriamo in un ambiente che ci ricorda le catacombe cristiane, mentre opere di “natura religiosa” svelano una ricerca all’ombra della nostalgia estetica delle icone del cattolicesimo.

Dal 16 ottobre al 23 dicembre
Inaugurazione Venerdì 15 ottobre ore 19
Galleria Melepere
via sottoriva, 12
Verona



1/11/2010 - JAMAIS VU
Fino al 20 dicembre a Sassari si svolgerà una doppia personale dedicata agli artisti Stefano Serusi e Federico Lupo



La mostra, curata da Alberto Zanchetta, è pensata come un “libro bianco”, ossia una raccolta di documenti su di un problema specifico in cui il mood tardoromantico dei due artisti è rivolto ad una sorta di sospensione arcaica che muove da un archivio in cui alto e basso, sublime e popolare si mescolano, nel tentativo di re-impastare e destrutturare i documenti, mantenendo però traccia delle loro fonti originali.
Goethe aveva detto che «ogni cosa intelligente è già stata pensata; bisogna solo tentare di pensarla di nuovo». È ciò che accade nelle “affinità elettive” di Stefano Serusi e di Federico Lupo. Rispetto alla damnatio memoriae dell’epoca moderna, i due artisti mettono in crisi il concetto di déjà vu (il “già visto”, chissà dove, chissà quando), attingendo a un archivio di immagini che vengono decontestualizzate e rielaborate per creare un effetto di jamais vu: un “mai visto (prima)” nel quale gli oggetti sembrano irreali o molto distanti. “Distante” nel tempo è infatti il repertorio di immagini, video, fotografie che entrambi gli artisti saccheggiano, e che nel suo essere rimodellato genera una situazione di straniamento.
“Irreali” sono i viaggi vagheggiati da Stefano Serusi; nella sua ricerca artistica ricorre la volontà di indagare, e in qualche modo di esaurire, un’iconografia riferibile a situazioni particolari. Per l’occasione l’artista presenterà una raccolta composta da paesaggi di forte tensione romantica, una sorta di diario di viaggio “mai fatto” che si esplic(it)a nella frase «Io voglio che mi sia restituita la possibilità del sublime attraverso il legame con la storia dell'arte e la natura "romantica"». Serusi interverrà inoltre nello spazio espositivo, nel tentativo di conferire all’ambiente un clima/milieu d’alta quota.
Altrettanto “irreale” sembra il video di Federico Lupo che, attraverso un'operazione di found footage, rielabora una vhs datata agli anni ‘80. Grazie ad un attento montaggio, la natura ridicola del filmato viene completamente rivoltata e nobilitata. Proiettato attraverso una piccola pedana in legno che ospita uno specchio, il video verrà riflesso/rinviato sulla parete; il flusso delle immagini sarà quindi osservabile solo attraverso la sua rifrazione, generando uno scarto temporale tra l’immagine mnemonica (impressa sulla pellicola) e l’immagine nella sua oggettività. Accompagneranno il filmato le stampe di alcuni suoi frame e a una serie di tracce audio re-mixate con l’ausilio di vecchi mangianastri.

JAMAIS VU
Fino al 20 dicembre
Dal Martedì al Sabato: 18:30 - 20:00
L-E-M Laboratorio Estetica Moderna
Via Napoli, 8 - Sassari



23/10/2010 - JOHN BALDESSARI
Dal 28 ottobre “The Giacometti Variations” a Milano



Per la Fondazione Prada l’artista californiano ha concepito un progetto totalmente inedito che consiste in una serie di enormi figure, alte circa 4,5 metri, ispirate all’immaginario dello scultore svizzero, che saranno abbigliate e accessoriate con oggetti e con vestiti, disegnati da Baldessari stesso, al fine di formare, seppure immobili, un’ipotetica sfilata. Un’ipotesi di integrazione che tende a captare le valenze di un dialogo tra arte e moda, dove l’osmosi tra mannequin e entità scultorea diventa una dichiarazione di reciproca attrazione e comunicazione.
La logica del progetto è così descritta dall’artista stesso: “Portare alla sua logica conclusione un'idea estrema già esistente è stato per me un metodo di lavoro. Le figure di Giacometti sono le sculture più scarnificate ed emaciate che esistano. Perché non spingersi ancora più in là? Oggi poi i confini tra arte e moda sono indefiniti. Inoltre è prassi, quasi di rigore, che le modelle siano altissime e magre. Perché non fonderle – arte e moda – dato che questa idea fa parte del nostro Zeitgeist? Sono sicuro di essere stato ispirato anche dalle sculture delle ballerine di Degas, vestite con tutù veri. Il risultato sarà la fila di colonne (nell’edificio della Fondazione) alternate a figure pseudo-Giacometti assottigliate e vestite. E’ parodia? Non ne sono certo. Detesto categorie e definizioni – sicuramente sto citando. Non è questo ciò che fanno gli artisti? L’arte non nasce dall'arte? Quello che sto facendo è approfondire un’ idea - che è il requisito di ogni buona arte.” John Baldessari, Dicembre 2009

Nato nel 1931 a National City in California, John Baldessari è uno tra gli artisti più influenti della sua generazione. E’conosciuto soprattutto per le sue opere concettuali, incentrate sui processi di scelta e selezione, e che si avvalgono di tecniche come la fotografia, le parole, i testi, le cui regole vengono sovvertite e svelate, interrogando lo spettatore in una sorta di ironico gioco decostruttivo.

John Baldessari “The Giacometti Variations”
Dal 28 ottobre al 31 dicembre
Fondazione Prada
Via Fogazzaro 36
ore 11 – 20, chiuso lunedì
Ingresso libero



23/10/2010 - IL TRUCCO ORIGINALE
Da Ghergo a Schifano: una storia del cinema fotografato ad arte, fino al 28 novembre a Roma



s.t. foto libreria galleria presenta, in occasione del quinto Festival Internazionale del Film di Roma (28 ottobre – 5 novembre 2010), un nuovo progetto espositivo legato alla memoria cinematografica. L’idea di partenza è quella di raccontare i rapporti tra cinema e proponendo solo fotografie originali: stampe vintage, di varia origine e formato, raccolte da s.t. nel corso dei primi tre anni di attività della galleria.
Anziché puntare su un fondo fotografico omogeneo (l’archivio di un’agenzia, di un fotografo, o una raccolta di immagini dedicate a una singola personalità), in questo caso si è scelto di procedere attraverso un lavoro di montaggio. Da una serie di fondi fotografici dispersi sono state selezionate una cinquantina di immagini, capaci di documentare le molteplici sollecitazioni che l’universo simbolico del cinema ha offerto e offre alla creatività del fotografo e alla sensibilità estetica contemporanea.
In questa storia del cinema fotografato ad arte confluiscono, in primo luogo, le opere di alcuni maestri italiani del Novecento: ritrattisti classici e fotografi in vario modo legati al mondo del cinema (fra i quali: Arturo Ghergo Tazio Secchiaroli, Pierluigi Praturlon, Franco Pinna, Chiara Samugheo, Federico Garolla, Elisabetta Catalano, Angelo Frontoni), ma anche personalità attive in tutt’altro ambito. E’ il caso, ad esempio, di Ugo Mulas, rigoroso interprete della scena artistica dalla metà degli anni cinquanta fino ai primi settanta, di cui vengono presentati alcuni scatti che ritraggono Alberto Sordi durante le riprese del film di Tinto Brass Il disco volante (1964). Ed è il caso, soprattutto, di Mario Schifano, il quale, oltre ad essersi cimentato direttamente nella realizzazione di film, nei suoi lavori di matrice fotografica -e in particolare nelle polaroid scattate allo schermo televisivo, ha indirizzato spesso la sua attenzione sul repertorio cinematografico. In mostra vengono proposte non le foto rielaborate pittoricamente a partire dagli anni ottanta (un filone tanto prolifico quanto già ampiamente documentato in diversi eventi espositivi), ma una selezione di polaroid del decennio precedente In queste opere è ancora il piacere occasionale quanto compulsivo dello scatto, la pulsione della ripresa istantanea, a definire il senso del lavoro di riappropriazione del reale da parte dell’artista. Le foto dei film che passano in TV nascono come quelle dei personaggi del mondo del cinema di passaggio a casa Schifano: da Dominique Sanda a Marco Ferreri.
Protagonisti della mostra sono poi coloro che la storia del cinema l’hanno scritta davanti e dietro la macchina da presa. Personaggi che vanno da Johnny Weissmuler a Vittorio Gassman, da Luchino Visconti a François Truffaut, da Ava Gardner a Jane Fonda… Fra le foto trovate ed esposte da s.t., anche gli scatti d’autore rivolti ad alcune dive del cinema del Novecento (fra le quali: Alida Valli, Silvana Mangano, Sofia Loren, Audrey Hepburn, Elizabeth Taylor, Brigitte Bardot… ), che si affiancano ad anonime foto promozionali di attori di secondo piano.
Da tale prospettiva, la mostra documenta, una volta di più, come lo spettatore contemporaneo sia spesso votato a rintracciare un’inedita densità estetica proprio fra i documenti extra-artistici, le immagini senza qualità, della nostra storia culturale. Il trucco originale consisterebbe dunque proprio in questo: lo stratagemma -più o meno consapevole e raffinato- con il quale il cinema dà corpo al suo mondo sfuggente, popolando di immagini fisse e icone fluttuanti il paesaggio quotidiano; e il sortilegio grazie al quale la fotografia, a sua volta, riesce fatalmente ad imbellettare e abbellire anche le scene meno memorabili del reale.

Il trucco originale
Da Ghergo a Shifano: una storia del cinema fotografo ad arte
A cura di Matteo Di Castro
Inaugurazione 26 ottobre ore 19
fino al 28 novembre
mer-dom 11:00-20:00; mar 15:00-20:00
st foto libreria galleria
via degli ombrellari, 25
Roma
Per informazioni: X



3/10/2010 - 1+1=1
Alla galleria Overfoto di Napoli una mostra di Luca Coser



La presentazione a Napoli del nuovo lavoro di Luca Coser, 1+1=1, rappresenta la seconda tappa di un percorso di tre mostre personali che ha inaugurato il 23 settembre presso la Galleria Whitelabs di Milano e che si concluderà il 4 novembre alla King Gallery di Chelsea, New York. La personale 1+1=1 è un ciclo di 100 opere e si ispira all’ incontro tra la propria sensibilità pittorica e il dettato visivo di uno dei film più apprezzati del regista tedesco Wim Wenders, L’amico americano.
Il titolo cita una frase di Andrej Tarkowskij, dove il regista afferma che se si sommano una più una gocce d’olio il risultato non sono due gocce ma una goccia più grande. Quasi tutte le opere sono di piccole dimensioni e sono pensate come frammenti in cerca uno dell’altro, a dare forma a un’ideale “macchia” più grande. La scelta di questo film di Wenders è dovuta alle tematiche che propone (l’arte, la perdita dell’innocenza, la paternità, la minaccia, il senso di inadeguatezza, la morte) e che l’artista predilige e su cui ha fondato altre precedenti serie di lavori, tra cui Autoritratto al femminile, come lo definisce lo stesso Coser, fondato sull’appropriazione pittorica de L’avventura di Michelangelo Antonioni e di M-Il mostro di Düsseldorf di Fritz Lang.
Nel caso di 1+1=1 sono la paternità, la morte, la paura della morte, la perdita dell'innocenza e la menzogna a prendere corpo nella figura di un pittore creduto morto (Nicholas Ray) nel film. “Io stesso – spiega Coser – mi ritraggo nel film e il fatto che sia un film di Wenders ha poca importanza, la stessa operazione l’ho messa in pratica in passato con altri film. Nel caso del film di Wenders mi vedo ovunque, soprattutto nella figura dell’artista e nella figura del corniciaio padre del bimbo, e ci lavoro sopra, esorcizzo dipingendo”.

1+1=1
Dall'8 ottobre al 27 novembre
a cura di Nicola Davide Angerame
GALLERIA OVERFOTO
vico San Pietro a Majella, 6
(piazza Bellini)
Napoli
Per informazioni: X



3/11/2010 - LENS BASED ART SHOW
Dal 6 fino al 21 novembre a Torino si succederanno tre fine settimana densi di incontri pubblici con esperti e addetti ai lavori dell'ambito fotografico, parte integrante della manifestazione anche una collettiva che sarà esposta fino al 30 novembre



Lens Based Art Show è una manifestazione culturale ideata e realizzata dall'Osservatorio Gualino di Torino per promuovere l'eccellenza delle forme d'arte visiva contemporanea basate in tutto o in parte sulla tecnica fotografica (opere bidimensionali e tridimensionali, audiovisivi, installazioni, new media, progetti web 2.0, ecc.).
L'idea dell'evento nasce dalla sinergia con la rassegna fotografica CONFINI, alla quale l'Osservatorio Gualino è associato dallo scorso anno e della quale intende anche raccogliere e valorizzare artisti ed opere.
L'evento principale del "Lens Based Art Show" consisterà in una grande mostra collettiva di giovani autori che sarà allestita dal 6 al 30 novembre 2010 negli spazi della prestigiosa villa collinare sede dell'Osservatorio Gualino. Durante il mese di esposizione verranno realizzati ulteriori eventi collaterali (incontri con gli artisti, serate tematiche, dibattiti, ecc.). Il momento culminante sarà rappresentato dalla cerimonia di consegna del Premio Camera d'Oro, assegnato da una Giuria di esperti all'autore dell'opera ritenuta di migliore qualità artistica tra tutte quelle selezionate per la mostra collettiva. A questo primo fondamentale riconoscimento si affiancheranno il Premio Speciale della Giuria e il Premio Opera Prima.
Oltre alla mostra, agli incontri e ai dibattiti pubblici, durante i we del 7/8 - 13/14 - 20/21 si svolgeranno anche numerose letture portfolio gratuite.

LENS BASED ART SHOW
Dal 7 al 30 novembre
Osservatorio Gualino
Viale Settimio Severo, 63
TorinoPer informazioni: X



18/10/2010 - ADAM BROOMBERG E OLIVER CHANARIN
Commenti sfortunati. Figure umane, creature, nodi e uccelli. Strutture lasciate in piedi e cadute. Scarabocchi, segni, obliterazioni



Broomberg e Chanarin presentano, alla galleria MyCamera di Ravenna, una selezione di fotografie tratte dal loro prossimo libro commissionato dall’archivio fotografico nordirlandese Belfast Exposed la cui uscita per Steidl è prevista per la primavera del 2011. Il libro è una raccolta di graffi, asportazioni, cancellature e altri segni che generazioni di archivisti e persone ritratte hanno apportato alle immagini raccolte nell’archivio. Il progetto rovescia in tal modo la natura ordinatoria dell’archivio. Ne scaturisce una narrazione frammentata del periodo dei “disordini” (conflitto nordirlandese) in grado di affiancarsi alle tradizionali categorie e sequenze.
Adam Broomberg e Oliver Chanarin collaborano da oltre 10 anni. Hanno pubblicato sei libri che, in modi diversi, sondano i limiti della fotografia documentaria.

Inaugurazione Giovedì 21 ottobre ore 19
MYCAMERA Via Pasolini, 12 - Ravenna
La mostra sarà visitabile su appuntamento
dal 22 ottobre al 20 novembre
info: mycamera@dragoni.eu



3/10/2010 - PROJECT PRINTS
La Galleria Massimo Minini, in collaborazione con il Fondo di Luigi Ghirri, presenta dal 9 ottobre una mostra di piccole stampe fotografiche del fotografo emiliano

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Fino al 20 novembre, attraverso un’ampia e approfondita selezione di project prints la mostra, a cura di Elena Re, offre uno sguardo sulle principali serie, ovvero sui principali progetti di ricerca fotografica sviluppati dall’artista lungo gli anni ’80 fino al 1992, anno della sua prematura scomparsa.
Per parlare dei project prints di Luigi Ghirri bisogna innanzitutto dire che, fin dai primi anni ’70, Ghirri aveva maturato alcune riflessioni intorno al ruolo della fotografia nell’ambito dell’arte contemporanea. Ghirri era arrivato a concentrarsi essenzialmente sui contenuti del proprio lavoro ponendo al centro della sua ricerca “il guardare”, ossia la capacità sia razionale che emotiva di decifrare i dati raccolti attraverso la percezione, trasformandoli in pensiero visivo. Proprio in questo periodo, Ghirri inizia a lavorare in modo sistematico su più progetti e a strutturare le sue prime serie, realizzando spesso delle maquettes che permettevano di visualizzare l’opera e ragionare su di essa.
Approfondendo la sua ricerca sul tema del paesaggio, a partire dai primi anni ’80 Ghirri inizia ad abbandonare la macchina fotografica di piccolo formato e a produrre negativi di formato generoso, non per amore della tecnica ma quasi per “entrare” con maggiore intensità nel soggetto analizzato.
Le piccole fotografie in mostra sono quelle con cui Ghirri dai primi anni ’80 al 1992 organizza il proprio sguardo sono dunque i project prints, un nucleo assai corposo di stampe in miniatura che nasce come strumento di progetto.
"Il progetto è un dato che permette di strutturare il lavoro d’un individuo. E’ necessario avere un progetto sia per la costruzione di una casa quanto e soprattutto per la realizzazione di un’opera d’arte […] Soltanto all’interno di questo è consentito il rischio e la libertà del gesto." (Luigi Ghirri)

Contemporaneamente alla mostra di Ghirri, nella project room vengono presentate una selezione di fotografie di Mario Dondero e Franco Piavoli.

GALLERIA MASSIMO MININI
Dal 9 ottobre al 20 novembre Via Apollonio 68
Brescia
Orario d'apertura:
dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 19.30
sabato dalle 15.30 alle 19.30



12/10/2010 - TALKING TO ROCKS
a compilation of solitude, ecology and recreation



“Dopo aver trascorso qualche giorno in solitudine, mi sono sorpreso a parlare alle pietre, dicendo: ‘Io qui non sono che un ospite, ma voi lo siete state da sempre.’“
- Daisuke Takahashi -

Il desiderio di isolarsi e sperimentare la solitudine estrema non è affatto nuovo e affascina l’uomo da sempre. Alcune delle opere più grandiose dell‘umanità sono state create lontane dalla civiltà, ad esempio in luoghi appartati come i monasteri medievali. Ritirarsi in uno spazio appartato, come nelle residenze per artisti e scrittori, richiede scelte chiare: abbandono o energia creativa? Robinson Crusoe o le Sacre Scritture? Romanticismo o follia?
Da questi interrogativi prende le mosse una mostra ideata da nüans, in collaborazione con Paolo Emilio Antognoli, con i seguenti artisti: Christoph Westermeier (Firenze), Gudrun Benonysdottir (Reykjavik), Jacopo Miliani (Milano) Jakob Kolding (Berlino), Leonora Bisagno (Luxembourg), Lucy Harvey (Düsseldorf) Marcus Herse (Los Angeles), Matthias Lahme (Düsseldorf), Mladen Stilinović (Zagreb) Paolo Masi (Firenze), Riccardo Ruberti (Livorno), Rick Barnocky (Düsseldorf) Toshinao Yoshioka (Nagoya) nüans: Maki Umehara (Düsseldorf) Elmar Hermann (Düsseldorf), Anna Heidenhain (Firenze).

Dal 16 al 23 ottobre
Inaugurazione il 15 ottobre alle ore 19
Villa Romana, via Senese 68, Firenze



26/9/2010 - CRONACA DI UN AMORE
A Milano un'esposizione fotografica di Mark Steinmetz



"Italia" è un progetto composto da 15 immagini realizzate negli anni '90, quando Steinmetz (i cui genitori sono entrambi europei) soggiornò per alcuni periodi nel nostro paese. Quasi tutte le immagini sono scattate tra Roma, Venezia, Firenze. Il soggetto, però, non risulta mai essere il paesaggio, ma l'individuo e le sue relazioni.
Il titolo del progetto è un'evidente riferimento al cinema di Michelangelo Antonioni. Nel lavoro dell'autore, persone e luoghi scaturiscono da una "flânerie" mai pianificata e il risultato è una sequenza poetica e narrativa caratterizzata anche dal magistrale utilizzo di un bianco e nero che tinge ogni scena di una patina all'apparenza impalpabile ma in realtà fortemente caratterizzante. Un'unica immagine a colori chiude la serie.
Erede di una grande tradizione fotografica, Steinmetz opera una fotografia aperta, che non ambisce a spiegare le cose ma in cui ogni immagine è come un frammento di un quadro di insieme.
La mostra è curata da Giulia Zorzi e Flavio Franzoni per MiCamera

Dal 1 al 30 ottobre
MiCamera
Via Medardo Rosso, 19
Milano
Per informazioni: X



3/10/2010 - A CHI TI STAI RIVOLGENDO?
Fino al 23 dicembre, a Bologna una collettiva incentrata su performance, immagini e sculture degli artisti John Bock, Vlatka Horvat, Christian Jankowski, Joel Kyack, Kamen Stoyanov, Mario Ybarra Junior, per riflettere sul concetto dell'identità cultur


Le opere in mostra non vogliono rappresentare la realtà in cui si trovano, ma evidenziare il tentativo d’interagire con essa.
Il progetto A chi ti stai rivolgendo, curato da Lorenzo Bruni, nasce da una riflessione generale sull’atto del “comunicare”. Infatti, se in questa “modernità liquida” i messaggi possono essere lanciati indipendentemente da un interlocutore specifico e “attivo” in quel dato istante, ci dobbiamo chiedere cosa animi la necessità di uno scambio d’informazioni. Per paradosso sembra quasi che gli MMS e gli SMS, i social network come Twitter e Facebook e i vari blog, siano usati per affermare l’esistenza di chi emette il messaggio più che per stabilire un dialogo con “l’altro diverso da sé”. Interrogarsi oggi su cosa intendiamo per comunicazione chiama in causa la questione della natura del pubblico e dell’identità collettiva, di cosa intendiamo con questa parola e del suo ruolo rispetto alla società. Questa riflessione diventa una chiave di lettura ideale per porre sotto nuova luce l’evoluzione delle ricerche artistiche di fine anni Novanta ed in particolare di quegli artisti che si sono confrontati con la “normalizzazione “ dei mezzi di comunicazione, reagendovi lavorando sulla relazione, tutta da analizzare e da stimolare, tra il singolo soggetto e la collettività, tra lo spazio dell’arte e quello della vita.
Più che essere una mostra di artisti che usano il mezzo della performance, A chi ti stai rivolgendo / Who is your audience vuole essere una mostra sul concetto di performatività, il cui scopo è quello di evidenziare azioni possibili ed auspicabili per interagire ed influire sul reale, per comprenderlo e cambiarlo.

Dall'8 ottobre al 23 dicembre
Galleria Enrico Astuni
via Iacopo Barozzi 3
Bologna



10/10/2010 - LE RESPONSABILITA' DELLA FOTOTOGRAFIA
Sabato 16 ottobre, al Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, avrà luogo una giornata di studio dedicata a Roberto Signorini

Stimato studioso della fotografia e autore di importanti saggi teorici, Signorini è noto per il suo rigore scientifico, la sua generosità intellettuale e la capacità di intrecciare costantemente ricerca e impegno civile. Per suo espresso desiderio, la sua biblioteca e l’archivio cartaceo e digitale sono stati donati da Maria Luisa Tornesello, la sua compagna, al Museo di Fotografia Contemporanea, che ora li conserva e li mette a disposizione di ricercatori e studenti.
Con questa iniziativa, a un anno dalla sua scomparsa, il Museo intende offrire un contributo di riflessione a una questione oggi particolarmente importante alla quale Roberto Signorini è sempre stato fedele: il legame tra ricerca artistica e impegno civile, la coerenza etica nell’affrontare l’attività di studio e di insegnamento della fotografia. Nel corso dei lavori verranno affrontati molti temi: il cambiamento del ruolo dell’intellettuale oggi, la possibilità di un impegno sociale attraverso le pratiche artistiche contemporanee, l’idea di un’etica della fotografia nella ricerca degli artisti contemporanei, le responsabilità della fotografia nella comunicazione massmediale. Verranno inoltre proposti al pubblico un audiovisivo dedicato alla figura di Roberto Signorini e una proiezione di alcune sue opere fotografiche.

Parteciperanno: Roberta Valtorta, direttore scientifico del Museo di Fotografia Contemporanea; Cesare Colombo, fotografo e curatore; Eleonora Fiorani, filosofa e antropologa; Gabi Scardi, critico d’arte; Gigliola Foschi, critico di fotografia; Marco Capovilla, fotografo e docente.

Sabato 16 ottobre, dalle ore 15 alle 18,30
Museo di Fotografia Contemporanea
Villa Ghirlanda, via Frova 10 Cinisello Balsamo



23/9/2010 - GABRIELE BASILICO - MARIO CRESCI
A Bergamo una mostra realizzata all'interno dei Cantieri Riva dai due noti fotografi



La mostra "Gabriele Basilico e Mario Cresci – Immagini nei Cantieri Riva" presenta una selezione di fotografie ambientate negli stessi cantieri, un omaggio di Officina Italiana Design, alla storica azienda nautica italiana. Basilico e Cresci guardano al mondo dei Cantieri Riva con due approcci differenti. Il primo sembra restituirci intatta l'atmosfera di operosità dei cantieri, al punto che, anche dove non si registra la presenza umana, questa e' intuibile dagli effetti del suo lavoro. Il secondo compie quasi un lavoro opposto presentando forme e dettagli con un effetto straniante che sposta l'attenzione dal riconoscibile all'insolito e fornisce inediti punti di vista.

Dal 28 settembre al 30 ottobre
Galleria Manzoni
Via San Tomaso 66
Bergamo



23/9/2010 - GRANDI E PICCOLE
Una mostra che mette a confronto fotografie di grandi e piccole dimensioni scelte dalle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea. Una riflessione giocosa sul cambiamento di identità che la fotografia ha vissuto a partire dagli anni Novanta



Grazie al continuo fecondo dialogo con diverse arti, dal video al cinema, dall’installazione alla performance, e a causa dell’impatto delle tecnologie digitali che hanno provocato una crisi delle pratiche artigianali, piuttosto velocemente sostituite da procedure di produzione industriali, la fotografia contemporanea ha vissuto negli ultimi vent’anni trasformazioni davvero profonde che ne hanno determinato una nuova identità. Tra queste, il cambiamento avvenuto nelle dimensioni delle opere e nella loro presentazione.
La grande dimensione è stata spesso, istintivamente, associata a un’idea di fotografia pittorica, poiché è anche grazie a questa, oltre che all’impiego di materiali per la stampa e per la presentazione più importanti e preziosi, che la fotografia è entrata definitivamente nel mondo dell’arte e del collezionismo. Tuttavia, a una analisi più attenta, essa può essere più correttamente collegata a due questioni: da un lato l’effettiva evoluzione della fotografia in oggetto artistico dotato di maggiore “presenza” estetica e maggiore valore economico anche in termini di materiali impiegati per la sua produzione; dall’altro, alla tendenza contemporanea dell’immagine fotografica a farsi schermo – sia esso schermo cinematografico o schermo video – oppure grande tableau, billboard, strumento dunque della grande comunicazione nutrita dai mezzi tecnologici.
Le stampe in grande formato, realizzate nei laboratori industriali e non più nella tipica camera oscura del fotografo, sostenute e completate da una presentazione particolare che diviene parte stessa dell’opera (cornice scelta in base a precisi criteri, laminazione, Diasec, montaggio con plexiglass, ligh-box), creano una condizione percettiva nuova: siamo di fronte a un più forte impatto sull’osservatore, che viene indotto a immergersi nell’immagine, a entrarvi, in presenza di una sorta di dilatazione narrativa dei tempi di lettura.
E’ una dimensione della fruizione assai vitale e coinvolgente che da vent’anni ormai sempre di più caratterizza la fotografia, in precedenza pensata, prodotta e presentata in dimensioni ben più ridotte di quelle attuali. Con il grande formato la durata temporale dell’opera aumenta, il rapporto psico-percettivo con l’opera diviene più impressionante ed emozionante, decisamente più fisico. Il fruitore si muove nello spazio e si misura con la vasta superficie dell’opera con il suo stesso corpo, oltre che con lo sguardo. Fino agli anni Ottanta del Novecento, le fotografie, con i loro formati più contenuti e per così dire più modesti, si ponevano in dialogo con l’osservatore in modo discreto, silenzioso, intimo. Le immagini, quasi sempre circondate da un sobrio passpartout di cartoncino che le “inquadrava” ordinatamente – e che rappresentava l’antico legame con la grafica, madre della fotografia in senso tecnico e storico – chiedevano un avvicinamento, una vicinanza dell’osservatore, che sostava davanti a esse con concentrazione esercitando soprattutto il senso della vista. Insomma, due mondi profondamente diversi, e due fascinazioni diverse.
Il Museo di Fotografia Contemporanea conserva opere fotografiche dal secondo dopoguerra a oggi. Nella ampiezza delle sue collezioni (circa 2 milioni di immagini) è possibile osservare e studiare il mutamento delle dimensioni delle fotografie che ha segnato il passaggio da un mondo all’altro. Nel suo lavoro di riflessione sulla contemporaneità, il Museo ha dunque deciso di selezionare una serie di opere provenienti da dieci dei ventotto fondi fotografici che conserva e studia, che vengono presentate in questa mostra secondo diciassette coppie definite da un'analogia nei soggetti. E’ una sorta di gioco, che mette a confronto ogni volta una fotografia grande e una fotografia piccola, simili tra loro per tema ma molto diverse per formato e presentazione, nell’intento di portare il pubblico a riflettere sul profondo cambiamento di identità vissuto dalla fotografia.

Opere di 30 autori italiani e stranieri dal 1960 ad oggi:
David Bailey, Marina Ballo Charmet, Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Maurizio Buscarino, Mario Cattaneo, Arnaud Claass, Mario Cresci, Paola De Pietri, Paola Di Bello, Peter Fischli e David Weiss, Mauro Galligani, Moreno Gentili, Mario Giacomelli, Paolo Gioli, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Roberto Marossi, Paola Mattioli, Lello Mazzacane, Enzo Nocera, Cristina Nuñez, Tino Petrelli, Simone Romeo, Achille Sacconi, Marco Signorini, Hans van der Meer, Manfred Willmann, Nicolas Wollnik.

GRANDI E PICCOLE
A cura di Roberta Valtorta e Arianna Bianchi
Dal 26 settembre al 20 marzo
Ingresso libero
Museo di Fotografia Contemporanea
via Frova 10
Cinisello Balsamo-Milano



28/9/2010 - VIENNA
A Roma una collettiva con Günter Brus, Maria Bussmann, Bruno Gironcoli, Franz Graf, Arnulf Rainer, Werner Reiterer, Erwin Wurm e Michael Ziegler, in mostra dal 4 ottobre al 10 gennaio

Nei titoli di numerose mostre compare il nome della città di Vienna. Molte sono dedicate all'arte e alla cultura popolare a cavallo fra Ottocento e Novecento, altre si concentrano sull'arte della seconda metà del Novecento, un periodo in cui l'Austria aveva smesso di essere una potenza mondiale, e tuttavia poteva vantare una sorprendente quantità di importanti artisti nel campo della letteratura e delle arti visive. Alcuni hanno tracciato linee di congiunzione fra ieri e oggi, e quindi (come in questo caso) indicato con quale forza la tradizione influisca sul presente.
Dobbiamo constatare che, come per Londra in Gran Bretagna e Parigi in Francia, Vienna rappresenta la cultura dell'intero paese. Questa prerogativa non è solo legata alle sue ricche infrastrutture istituzionali, alla concentrazione di istituzioni formative, ma anche alla presenza di artisti apprezzati a livello internazionale, da Brus a Wurm. Stati d'animo, filosofie di vita e costanti del pensiero vengono per lo più spiegate alla luce della tradizione del Barocco, ma soprattutto, a mio modo di vedere, con un percorso di interrogazione radicale del nostro sistema di segni (lingua).
Dopo la fine della dittatura fascista, dopo l'annientamento dell'intellighenzia ebraica e dell'alta borghesia, dopo l'esodo degli artisti e degli scienziati, la letteratura e le arti visive d'avanguardia riprendono alcuni approcci che erano emersi agli esordi del secolo. La 'reductio ad absurdum' del linguaggio, l'interrogazione e la problematizzazione della lingua e dei sistemi di segni, si sviluppano a partire dalla messa in discussione, fin dai tempi di Nestroy e di Hofmannsthal per arrivare a Wittgenstein e al Gruppo di Vienna, mentre nelle arti visive si assiste al superamento della pittura in direzione dell'azionismo, con esponenti come Schwarzkogler, Nitsch o Brus, che danno vita a un movimento parallelo alla body art americana, ma con sfumature più esistenzialiste.
La galleria di Marie Laure Fleisch ha come fulcro mediale i lavori su carta, e questa scelta si riflette anche nelle opere degli artisti presentati. Nell'arte austriaca del Novecento, in Klimt, Schiele, Kokoschka e Kubin, fino a oggi, il disegno ha avuto un ruolo importante, come opera a sé stante ma anche in funzione concettuale (in Wurm o in Reiterer, ad esempio). Nel caso di Bruno Gironcoli, recentemente scomparso, abbiamo rinunciato alla presenza, spesso imponente sul piano spaziale, delle sue 'Zivilisationsmaschinen' [macchine della civiltà] che violentano l'osservatore. Nei gouache l'artista formula i suoi rituali (sadici), donando vita alle sculture che sovrastano lo spettatore. Qui, come anche in Wurm, non dobbamo lasciarci sfuggire l'elemento antropomorfo e le sue proiezioni. Con la parola chiave azionismo viennese non intendiamo designare solo l'imponente teatro sinestetico di un Hermann Nitsch, ma anche le azioni più esistenzialiste di Günther Brus, che nel corso della sua produzione attraversa fasi diverse ma sempre legittime sul piano estetico: dalla pittura informale che, dopo la Selbstbemalung [dipingere sul proprio corpo], l'artista supererà per approdare all'azione, negli ultimi decenni Brus ha sviluppato una forma di poesia visiva che fonde disegno e testo.
Arnulf Rainer è, nella nostra selezione, l'artista più anziano, che inizia il suo percorso con lo scandalo della distruzione dell'opera altrui e poi, passando per la Übermalung [dipingere sopra un'immagine esistente], si confronta con forme dell'esperienza di sé generate da diversi stimoli. La serie presentata in mostra consiste in alcune teste tratte da immagini della storia dell'arte classica, che l'artista documenta realizzando disegni, e in cui tuttavia entrambi i piani restano chiaramente leggibili. Ciò che lo affascina nelle maschere funebri o in quelle reali che elabora è l'espressione del loro volto, il loro carattere.
Franz Graf dà rilievo all'elemento grafico e materico, in modo tale che la grafite, sulla carta, si presenti quasi come materiale, strato, traccia luminosa. Gli elementi antropomorfi diventano ornamenti, l'ornamento a sua volta suggerisce segni, che stanno per qualcos'altro. Se il tratto linguistico, la riduzione di una forma a segno e l'addizione di segni a formare una 'frase' è intuibile, il carattere erotico della sua arte è invece chiaramente percepibile persino nella forma astratta.
Maria Bussmann è presente in questa antologia con una serie di raffinati disegni su fondo nero, che l'osservatore assimila con gradualità e lento studio, un processo richiesto, fra l'altro, anche da alcuni delicati disegni a matita di Michael Ziegler. L'atto della ricezione e il contenuto da assimilare hanno a che vedere l'uno con l'altro: Maria Bussmann si rifà alla lettura di scritti filosofici, mentre per Michael Ziegler ha una grande importanza il repertorio di immagini tratte da film, letteratura e arte antica che vengono attualizzate dall'artista. In questi disegni intimisti non troviamo vere e proprie esperienze, ma piuttosto universi di desiderio erotico che esistono solo in quanto disegni.
Chi metta a confronto gli artisti di cui abbiamo parlato finora constaterà che in tutti loro gli stati umani psichici e fisici - dove le proiezioni erotiche giocano spesso un ruolo centrale - rappresentano un tema più forte rispetto a come viene presentato da artisti di altri paesi. Non è un caso che, al centro di questa mostra, campeggi la scultura di Wurm. Partendo dal suo lavoro di confronto con il concetto di scultura, culminato nella pratica con la serie fotografica intitolata "one minute sculptures“, si arriva a uno "scherzo" che risulterà "perturbante", come direbbe Freud. Anche per quanto attiene all'oggetto, che qui è una figura nella quale noi proiettiamo una "forma umana ideale", che attrae l'artista, si tratta di un processo che ha luogo fra le cose e le persone. Per me era importante invitare Werner Reiterer a creare una della sue installazioni "son et lumiere“, che invertono le polarità trasformando l'osservatore in attore, più efficacemente di quanto abbia mai potuto fare l'azionismo, in cui tutti gli spettatori erano esclusi dalla partecipazione all'agire, e a volte, come nel caso di Schwarzkogler, dalla rappresentazione stessa, riservata solo alle telecamere che dovevano filmarla. A differenza di Wurm, che modifica oggetti di uso quotidiano, capi d'abbigliamento o feticci borghesi come automobili e case, innescando un'incertezza catartica che soffoca il riso in gola, Reiterer rappresenta una controparte poetica, dai tratti spesso fiabeschi.
Testo del curatore Peter Weiermair

VIENNA
Dal 4 ottobre al 10 gennaio
Galleria Marie-Laure Fleisch
Vicolo Sforza Cesarini, 3A
Roma



5/10/2010 - MUSEI IN CRISI
Sabato 9 ottobre al MAMbo di Bologna, Gianfranco Maraniello farà il punto sullo stato di crisi dei musei italiani e sulle gravi conseguenze relative agli annunciati tagli alla cultura previsti per la prossima finanziaria



Sabato 9 ottobre il museo aderisce come ogni anno alla Giornata del Contemporaneo promossa dall'Associazione dei Musei d'Arte Contemporanea Italiani. Il direttore Gianfranco Maraniello nell'occasione interverrà alle ore 17.00 sul tema MAMbo 2010. Nell'incontro, aperto al pubblico, il direttore avvierà una riflessione sull'identità del museo, in riferimento alla programmazione del 2010 e alla creazione del distretto culturale Manifattura delle Arti, analizzando in parallelo la situazione attuale dell'arte contemporanea in Italia: a questo proposito verrà letto il documento, formulato dai musei associati AMACI, con il quale i musei denunciano le gravi e allarmanti conseguenze degli annunciati tagli alla cultura previsti nella prossima finanziaria e lo stato di crisi che coinvolge le istituzioni museali.
L'appuntamento fornisce quindi lo spunto per sensibilizzare il pubblico, i media e le istituzioni sull'importanza dell'arte contemporanea per l’innovazione culturale, sociale ed economica nel nostro Paese.
Durante l'intera giornata, il MAMbo accoglie i visitatori dalle 10.00 alle 20.00 a ingresso gratuito con la mostra Dino Gavina. Lampi di Design, la Collezione Permanente, visite guidate e laboratori a cura del Dipartimento educativo.



23/9/2010 - FACEBOOK
Da questa settimana siamo anche noi sul principale social network

Dal 18/09/2010 l'Editrice Quinlan e Around Photography sono approdate su Facebook, ci vediamo anche di là...


Per informazioni: Around Photography - Editrice Quinlan/Facebook



12/9/2010 - PETRA LINDHOLM
A Torino una personale dell'artista finlandese



Il lavoro dell’artista finlandese Petra Lindholm è incentrato principalmente sull’utilizzo del video. I suoi film non hanno una specifica struttura narrativa e sono racconti che si focalizzano sulle delicate sfumature dei colori e delle emozioni rappresentate. Dimensioni estremamente intime e raffinate che sanno creare atmosfere di tensione e ambientazioni solo apparentemente banali in grado invece di innescare un sottile cortocircuito tra reale e irreale. Le suggestive immagini dei suoi lavori sono inoltre completate da un importante elemento qual è la colonna sonora: insieme di suoni e rumori ambientali arricchiti a loro volta dalle musiche e dai testi che l’artista stessa compone ed esegue. In questa seconda personale alla Galleria Franco Soffiantino, Petra Lindholm amplia gli strumenti attraverso i quali esprimersi, combinando video, fotografia e oggetti in ceramica. Tre differenti modi per raccontare la poetica e delicatissima storia di Ann-Marie e Mr. Obolensky.

Dal 14 settembre al 23 ottobre
Galleria Franco Soffiantino
Via Rossini, 23
Torino



19/9/2010 - SGUARDI A OCCIDENTE
A Torino una mostra fotografica del duo Gioberto Noro



La domanda è d'obbligo: dove siamo? In quali luoghi ci trasportano gli scatti di Sergio Gioberto e Marilena Noro? E immediatamente dopo è impossibile non chiedersi quale sia la dimensione temporale di queste immagini che forse arrivano da lontano, emergono da un passato misterioso, scavano con potenza una memoria ancestrale, ma, nello stesso momento, ci trasportano in uno spazio ancora tutto da scoprire.
Gioberto Noro sono una coppia di artisti. Il loro lavoro non esprime un pensiero ma due, raddoppia, o forse divide, il racconto di uno stato d'animo, l'espressione di un immaginario. Probabilmente non è un caso che questo lavoro prenda vita dalla dualità: domestico-selvatico, razionale-irrazionale, ordine-caos, cultura-natura, ombre-luci, semplice-complesso, trasparenza-opacità sono i principi alternati in cui si muovono i loro scatti. Tutto si manifesta anche attraverso il proprio contrario. La dualità permette l'esistenza.
Se, come afferma Kenneth Clark, la Veduta di Delft è il quadro che più si avvicina a una fotografia a colori, Gioberto Noro sembrano incarnare la profezia di Carol Rama che in un'intervista a Paolo Vagheggi pubblicata su La Repubblica nel 2003 affermava: "La pittura non morirà mai. Ci sono però pittori che faranno i fotografi".
Tratto dal testo della curatrice Lea Mattarella

Dal 23 settembre al 30 ottobre
Galleria Alberto Peola
Via della Rocca, 29
Torino



16/1/2013 - SE SIETE A BOLOGNA PER ARTEFIERA VENITECI A TROVARE
Dal 23 al 28 gennaio si svolgerà l'edizione 2013 di ArteFiera. Se siete in città e volete passare a trovarci chiamateci, siamo a 5 minuti dalla fiera e per l'occasione rimarremo aperti anche nel we!

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Nino Migliori, Bologna, 1958.

Ormai abbiamo una certa quantità di materiale da offrirvi con diversi soggetti, formati e prezzi. Le tirature ad esempio vanno dai soli 5 esemplari fino alla tiratura aperta e tutte le fotografie sono firmate sul retro dall'autore.
La visita non implica ovviamente nessun impegno all'acquisto, consideratela un'occasione per parlare con persone competenti e verificare che le fotografie d'autore possono anche avere prezzi ragionevoli.
Siamo a 15 minuti d'auto dal centro di Bologna, 5 km dalla fiera e 500 metri dall'uscita dell'autostrada BO – PD.

Tra le fotografie che abbiamo disponibili figurano quelle di autori come: Nino Migliori, Mario Cresci, Guido Guidi, Roberto Salbitani, Cuoghi Corsello, Michele Buda, Marcello Galvani ed altri. Al seguente link potrete visionare alcuni lavori: 'Album'. Se ci chiamate poi con un po' d'anticipo possiamo anche organizzarci per passare a prendervi in Fiera, per poi riportarvici (anche se non acquisterete nulla) :)

per appuntamento:
051 502784
339 3684547
info@aroundphotography.it

EDITRICE QUINLAN
Via Saliceto, 38
Castel Maggiore (BO)



5/9/2010 - ITALO ZANNIER FOTOGRAFO. 1957-2007 DAGLI INTERNI FRIULANI AL KITSCH NELLE CITTA'
Alla Fondazione Balestra di Longiano (FC), nell'ambito del SI Fest, un'esposizione delle fotografie realizzate dal noto studioso, a cura di Roberto Maggiori

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Lo Zannier fotografo in mostra è quello attratto dal tema dell’abitare, quello che indaga gli spazi della quotidianità e anche i tempi in cui questa si sviluppa, visto che la mostra prende in considerazione un arco temporale di cinquant’anni. La parte più cospicua dell’esposizione è costituita dai noti interni friulani, fotografati dalla seconda metà degli anni ’50, fino alla metà dei ‘70. In queste fotografie, ragionate ed essenziali, ricche al tempo stesso di interessanti indicazioni sociali e di lirismo (la rappresentazione di qualcosa che va scomparendo, per quanto distaccata, evoca inevitabilmente una certa romantica malinconia), ritroviamo l’approccio neorealista tipico del dopoguerra, mescolato all’interesse per l’architettura che Zannier ha sempre coltivato.
In questi interni friulani emerge la composta e altera dignità friulana, una matrice collettiva che si riscontra costantemente pur in luoghi diversi, ma simili nel disordine ordinato, nella pulita precarietà. C’è poi la luce che svela senza clamore i luoghi, un’illuminazione funzionale a raccontare l’intimità preziosa, difficilmente accessibile ad estranei, che Zannier è riuscito invece a registrare e a rendere Storia. Questo racconto si è protratto negli anni testimoniando a più riprese l’evoluzione della società, dapprima friulana e poi, con l’incedere della globalizzazione, italiana. Nella sintesi dello scatto prende così forma il cambiamento epocale di quegli anni, quando la società da rurale e contadina va via via trasformandosi in industriale, acquisendo tutti i vantaggi e le comodità della grande distribuzione, ma anche il kitsch conseguente.
Questa peculiare sintesi raggiunge l’apice con le diacronie concluse tra il 1975 e il 1976. In questi lavori Zannier ritorna sugli stessi luoghi fotografati sedici anni prima e dallo stesso identico punto di vista, con la stessa lunghezza focale, posizionando persino i personaggi nel medesimo punto, rileva il mutamento dell’ambiente e dei protagonisti che lo animano. Con questa singolare narrazione in cui il passato volge al futuro, e viceversa, Zannier amplifica l’ineguagliabile forza della fotografia nel rappresentare i mutamenti storici.
Purtroppo pochi mesi dopo la realizzazione delle diacronie sopraggiunge il terribile terremoto del Friuli in cui scompariranno, tra l’altro, molte delle abitazioni fotografate da Zannier, consegnate definitivamente alla Storia e all’immaginario collettivo sotto forma di immagine bidimensionale. Zannier eseguirà le ultime fotografie professionali proprio tra quelle macerie, in una di queste, "Il Castello di Colloredo di Monte Albano dopo il terremoto in Friuli", eseguita nel maggio 1976, spicca un emblematico cartello con la scritta “risorgerà”, una promessa, oltre che una speranza.
Dopo trent’anni, insieme al Friuli – rinato già da qualche tempo – risorge anche il fotografo Italo Zannier che nel 2007 riprende a fotografare con nuovo entusiasmo. Questa volta gli spazi sono quelli globalizzati e standardizzati della nostra contemporaneità massificata e al lirismo intimo degli interni friulani si sostituisce l’ironia fragorosa o per meglio dire il grottesco. E’ un tripudio di kitsch fotografato in ogni dove, da New York a Barcellona, da Parigi a Vienna, fino a Venezia, “quasi una storia postneorealista”, così la definisce lo stesso Zannier, sottolineando l’impossibilità di immaginare oggi forme di realismo verosimili in una società irrimediabilmente contaminata dai reality e dalla spettacolarizzazione, senza troppe pretese, di tutto e di tutti. Un abisso tra queste e le “semplici”, antiretoriche ed emozionanti immagini di mezzo secolo fa che la Fratelli Alinari. Fondazione per la Storia della Fotografia ha messo a disposizione per questa mostra.
L’occhio meccanico puntato sul nuovo millennio rileva così altri tempi e altre moralità e ancora una volta le fotografie scattate da Italo Zannier registrano ed evidenziano un cambiamento storico, l’ennesimo nell’alternanza dei cicli culturali che dialetticamente si muovono tra alti e bassi, in attesa di qualcosa che prima o poi “risorgerà”.

Tratto dal testo in catalogo a cura di Roberto Maggiori

ITALO ZANNIER FOTOGRAFO
Fondazione Tito Balestra
Longiano, piazza Malatestiana, 1
10 settembre: ore 15-19
11 e 12 settembre: ore 10-12 e 15-19
fino al 26 settembre, dal martedì alla domenica: ore 10-12 e 15-19

Per informazioni: X



15/7/2010 - A PROPOSITO DI DISTRIBUZIONE
Altri due punti vendita per le Edizioni Quinlan



Da questa settimana le nostre pubblicazioni sono disponibili in due nuovi bookshop.
Dopo aver recentemente ampliato i nostri punti vendita lo scorso luglio con il Bookshop del MAMbo da questa settimana potrete trovarci anche presso i bookshop del bolognese Spazio Labò e nel nuovo centro culturale white.fish.tank da poco inaugurato ad Ancona.Per informazioni: La nostra pagina su Facebook



6/9/2010 - SI FEST 2010
La rassegna di quest'anno, dal titolo "Living Worlds", è dedicata al tema dell'abitare e sarà visitabile fino al 3 ottobre

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Ormai alla soglia del ventennale, torna il SI Fest, uno dei più importanti e attesi appuntamenti dell'anno per il mondo della fotografia a cui parteciperanno fotografi, giornalisti, esperti ed addetti ai lavori. La 19^ edizione in programma a Savignano sul Rubicone dal 10 al 12 settembre 2010 (con mostre aperte fino al 3 ottobre) vedrà tra i principali protagonisti il sudafricano Roger Ballen con la mostra "Boarding house", l'americano Mark Steinmetz con "South", il danese Joakim Eskildsen con "The Roma journeys", l'inglese Simon Roberts con "We english...". Esporrà a Savignano anche il grande critico e storico ,oltre che fotografo, Italo Zannier con "1957-2007. Dagli interni friulani al kitsch nelle città". Altro italiano presente al Si Fest, Cesare Cicardini con "Le Forme dell'invisibile".
Gli autori interpretano in modo vario il tema dell'abitare: critica al progresso (Marc Stenimetz), il punto di vista degli emarginati (nel lavoro sui Rom del danese Joakim Eskildsen), lo sguardo sulle realtà degradate (Ballen), la povertà contadina degli anni '50 (nell'opera di Zannier) o la condizione dei senza tetto (Cicardini) oppure ancora la banalizzazione del divertimento di massa (Roberts). Il tema si accosta alla descrizione della spazialità domestica dell’abitare per giungere alla narrazione dei luoghi collettivi intesi come declinazione naturale del concetto di comunità. Identificarsi e affermarsi nell’immediato presente o cercare fiduciosamente uno spazio nella complessità del mondo? Si Fest 2010 rappresenta la sede privilegiata per esprimere l’eterogeneità del vasto sistema di relazioni che, nel contemporaneo, sono indicative della posizione che occupiamo e della nostra capacità innata di insediarci.
Le varie proposte in programma si snoderanno attraverso l'ormai tradizionale lettura dei portfolio, cui si affiancheranno le mostre, i premi dedicati alla giovane fotografia, i seminari, le occasioni di approfondimento con gli incontri pubblici. L'edizione 2010 si presenterà con 16 mostre di cui 3 collettive. In totale saranno 45 gli autori presentati; 8 proiezioni di video d'autore; 11 spazi espositivi che oltre ai luoghi storici (Consorzio di Bonifica, Galleria Vicini-Zanotti, Monte di Pietà) quest’anno comprendono gli spazi dell'Opera Don Baronio in Borgo San Rocco. I confini del SI FEST si allargano anche ai comuni vicini con una mostra alla Fondazione “Tito Balestra” di Longiano e una mostra alla Sala delle Tinaie di Villa Torlonia di San Mauro Pascoli. Corposa la sezione di produzioni in proprio che dal 2007 segnano l'apertura di un nuovo fronte per l'attività di Savignano Immagini, quest'anno il fotografo Andrew Phelps ha lavorato sui luoghi dell'agricoltura e della produzione e commercializzazione dei prodotti tipici del territorio, da segnalare anche Global Photography, collettiva per il secondo anno dedicata alla giovane scena fotografica internazionale.
Da segnalare, all'interno del programma, il progetto speciale video proiezione dello shotting di Martin Parr realizzato nel settembre 2009 presso i più importanti marchi calzaturieri del distretto e il progetto SI FEST OFF, versione “underground” della manifestazione ufficiale a cura del Circolo Fotografico “Fotografia e Immagine” con un programma parallelo di mostre, esposizioni estemporanee, performance, attività che si concentrerà soprattutto nel Borgo San Rocco. Infine, le opportunità di vivere la città, il centro storico, i locali e gli eventi della Notte bianca per la fotografia. Dalle ore 20 di sabato 11 settembre le piazze del centro storico ospiteranno spettacoli musicali, fra i quali il concerto conclusivo in Piazza Borghesi degli Apples Pies con un tributo ai Beatles.

SI FEST 2010 - LIVING WORLDS/ABITARE MONDI
Savignano sul Rubicone
dal 10 settembre al 3 ottobre
Sedi varie
Per informazioni: X



13/9/2010 - LE BANDIERE DELLA FORTUNA
In occasione del decennale del Festival Filosofia, dal 17 settembre, il Comune di Carpi presenta l'installazione "Le bandiere della fortuna"

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Con richiami agli antichi sfarzi rinascimentali, ma soprattutto con un vasto repertorio d'interpretazioni attuali, il Cortile d’Onore di Palazzo dei Pio non sarà, nei giorni del Festival Filosofia, solo un punto di snodo fra i diversi eventi organizzati nel centro cittadino, ma diventerà il fulcro della contemporaneità. Mediante un intervento di Public Art i visitatori del Festival e i cittadini di Carpi potranno ammirare il Cortile in una versione assolutamente inedita: quattordici bandiere bianche ospiteranno immagini ispirate al tema della fortuna, ideate appositamente per l'occasione da altrettanti artisti contemporanei di fama internazionale invitati dai curatori Betta Frigieri e Luca Panaro.

Artisti in mostra: Karin Andersen, Alessandra Ariatti, Oreste Baccolini, Bertozzi&Casoni, Daniele Cudini, Emilio Fantin, Robert Gligorov, Giorgio Lupattelli, Marotta&Russo, Gabriele Picco, Leonardo Pivi, Christian Rainer, Giuseppe Salvatori, Cesare Viel.

venerdì 17, sabato 18, domenica 19 settembre
ore 09,00 – 21,00
fino al 17 ottobre tutti i giorni ore 08,00 – 19,00
Palazzo dei Pio
Carpi (MO)
Per informazioni: X



10/9/2010 - ETICA E FOTOGIORNALISMO
il 14 settembre Ferdinando Scianna incontra il pubblico bolognese per dibattere sul tema dell'etica nel fotogiornalismo, parteciperanno all'incontro anche Claudio Marra e Michele Smargiassi



“L’etica è l’etica. Non credo che esista un’etica specifica del giornalismo, con una sottoetica del fotogiornalismo”.
Sono parole di Ferdinando Scianna, uno tra i nomi più noti della fotografia italiana, di cui Electa ha recentemente pubblicato un saggio sul concetto di etica nel fotogiornalismo. Il 14 settembre 2010, a partire dalle ore 19.30, Ferdinando Scianna sarà ospite di Spazio Labo’ per incontrare il pubblico e per presentare questa sua ultima fatica editoriale.
In un momento storico in cui siamo sempre più circondati da immagini, icone, pubblicità, e anche “le guerre, il terrorismo, si guerreggiano anche con le fotografie” l’autore riflette sul ruolo del fotografo e della fotografia. Attraverso numerosi esempi Scianna pone alcuni quesiti importanti sulle ambiguità morali insite nel mezzo fotografico: la tragedia si vende, e le immagini di morti e disastri sono sempre più diffuse alimentando l’economia dei giornali. Quale alibi etico si pone in questo caso per il fotografo? Questa continua esposizione a foto di cadaveri ci ha reso insensibili di fronte alla morte, tanto da riuscire a passare con leggerezza dall’immagine di un cadavere a quella di un oggetto di consumo? Di fronte a questo bombardamento di immagini, la fotografia ha ancora il ruolo di documento? La fotografia mostra la realtà o spesso attraverso una fotografia si cerca di dimostrare una tesi specifica? I fotografi hanno ancora l’esigenza di raccontare il mondo o solo di esporre e vendere in gallerie?
A queste domanda l'autore darà la sua risposta durante l'incontro che sarà presentato da Michele Smargiassi (giornalista de La Repubblica) e da Claudio Marra (docente di Storia della fotografia presso l'Università di Bologna).

INCONTRO CON FERDINANDO SCIANNA
Martedì 14 settembre ore 19,30
Spazio Labo’ - Centro di Fotografia
via Frassinago 43/2c, Bologna
Evento gratuito e aperto al pubblicoPer informazioni: X



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